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La linea di prodotti targati Sharp

Quando si parla di "nuova distribuzione", spesso la notizia viene letta in termini di aggiunta di logo ad un assortimento. Qui no.

 

Adeo e Sharp

 

L'ingresso di Sharp Display Solutions nella proposta Adeo Group (di seguito Adeo) è rilevante perché apre tre capitoli che, fino a ieri, non erano coperti con la stessa completezza: LEDwall (dvLED) per installazioni fisse, Large Format Display professionali (LFD) per uso intensivo e ambienti corporate/retail, e un approccio al Digital Signage finalmente "sistema", dove hardware e software non sono due mondi separati ma una filiera governabile.
La chiave di lettura è questa: Adeo parte in corsa con un player di segmento medio-alto / alto in ambiti dove il mercato sta accelerando. Non perché "lo chiede la moda", ma perché cambiano gli spazi: negozi più esperienziali, corporate più ibrido (meeting e comunicazione interna), luoghi pubblici dove l'informazione o il branding veicolato devono funzionare sempre, senza diventare un costo operativo ingestibile.
 

LEDwall (dvLED): quando lo schermo diventa architettura

 

Sotware Trinnov

Chi installa lo sa: il LEDwall non è un "display grande". È un elemento architettonico, e spesso è il primo oggetto che il cliente nota entrando in uno spazio. E’ una soluzione iconica che comunica la dimensione e la personalità dell’azienda. Sharp struttura la proposta dvLED in una logica che va dall'indoor "standard" al "fine pitch”, fino a configurazioni pensate anche per contesti più critici, con opzioni e componentistica orientate alla continuità operativa h24, ambito in cui l’azienda nipponica eccelle. Il motivo per cui questa famiglia è strategica non è soltanto l'impatto visivo. È la possibilità di progettare superfici su misura: pareti immersive in showroom e aree flagship, fondali per auditorium, installazioni in lobby corporate, musei, hospitality, spazi fieristici permanenti. Qui la domanda è in crescita perché la comunicazione si è spostata dal "cartello" al "contenuto dinamico": promozioni, storytelling, wayfinding, eventi, feed informativi ed altro.

 

Codici parlanti, diversa densità, diversa destinazione.
Per dare un'idea concreta di cosa significa davvero "gamma" nel mondo dvLED, vale la pena uscire dal "marketing" e parlare come si parla in progettazione. In catalogo si trovano codici come LD-E121 (serie E, pixel pitch 1.25 mm), LD-E251 (2.5 mm) o LD-FE092 (serie FE, 0.95 mm). Nei codici prodotto troviamo - si noti - un'indicazione chiave relativa ad un parametro fondamentale: il passo, o pitch, che rivela come verrà vista quella parete da una certa distanza.
Il punto chiave è il pixel pitch, di fatto il "passo" dei pixel: più il numero è basso, più i pixel sono densi, più la parete risulta continua e credibile anche da vicino, perché si riduce la grana percepita (il classico effetto "zanzariera") e aumentano la leggibilità e la finezza su testi, interfacce e grafiche. Con un 2.5 mm, come nel caso del LD-E251, il LEDwall dà il meglio quando il pubblico lo guarda da qualche metro: è il caso di lobby ampie, fondali scenografici, retail dove la superficie è importante ma non la si osserva da vicino. Con un pitch da 1.25 mm come nel LD-E121, si entra in contesto di prodotti di fascia più alta: lo schermo regge la prova della vista da distanze più ravvicinate, l'immagine appare più "stampata", i contenuti misti (video, testi, User Interface) risultano più puliti. Con un passo di 0.95 mm, vedasi ad esempio l'LD-FE093, si vai oltre in termini di prestazioni assolute ma anche di costi: ha senso quando la fruizione è davvero ravvicinata e il cliente pretende un comportamento più simile a un grande display ad altissima densità.

 

 

In un’applicazione LEDwal la progettazione è fondamentale. Più scende il pitch, più diventano critici la planarità e le tolleranze della sotto struttura: micro-disallineamenti che con un 2.5 mm magari passano inosservati, con un 0.95 mm diventano evidenti. Cambiano anche il livello di attenzione al cablaggio, alimentazione e gestione termica, perché si va costruendo una superficie digitale densa e continuativa a cui va garantita stabilità nel tempo. Cambia anche un tema sottovalutato: accessibilità e manutenzione. Un LEDwall fine pitch non si "compra e appende": va pensato per essere mantenuto nel tempo, come ogni strumento operativo.
Ecco quindi che i codici prodotto hanno un significato profondo: quando prendiamo un LD-E251 o un LD-E121 non stiamo solo scegliendo un modello ma stiamo dicendo "questa parete sarà vista da una certa distanza, con questo tipo di contenuti, e richiederà questo livello di precisione e manutenzione”.
In altre parole in Sharp il codice prodotto racconta le prestazioni e la cura che andrà messa nel progetto.
A chiusura di mini intro ai LEDwall Sharp va detta una cosa senza romanticismi: una soluzione di questo tipo può diventare un capolavoro ma richiede competenza e scelte consapevoli e coerenti. Vanno armonizzati pitch, luminosità del prodotto ed ambientale, gestione termica, accessibilità per service, scelta di controller e ridondanze. Ed è proprio qui, in questa necessità di comprendere l’applicazione per poi disegnare la soluzione perfetta, che la competenza progettuale Adeo, sposandosi all’esperienza di partner strutturati sul territorio, diventa la trama necessaria attraverso la quale l’ordito delle soluzioni SHARP trova finale applicazione.

Sistemi Led Wall Sharp

 

LFD professionali: affidabilità, integrazione, controllo (quando un monitor prosumer non basta)

 

La linea LFD di Sharp
La seconda area d’eccellenza Sharp è quella che, nel quotidiano di tanti installatori, paga davvero: i Large Format Display professionali. Nel retail, nel corporate, nell'hospitality e nell'education, lo schermo è ormai alla base dell'infrastruttura.
La differenza tra monitor consumer e pro in questo caso non è data dalla diagonale ma dal comportamento nel tempo, dalla possibilità di gestione remota, dalla compatibilità con le piattaforme, dal duty cycle e dalla prevedibilità di durata.
Non possiamo non citare, in questo ambito, come Sharp preveda anche linee orientate a scenari "mission-critical", ovvero pensate per funzionare sempre e dunque con opzioni di ridondanza: la continuità assoluta in certi contesti non è negoziabile. La giusta scelta di LFD per l’applicazione desiderata è ciò che evita di trasformare una ampia rete di schermi in un flusso infinito di richieste di supporto.
Sharp organizza la gamma di LFD MultiSync in famiglie con posizionamenti e dotazioni differenti, da Essential a Mainstream, da Midrange a Professional, a VideoWall. Per un installatore o per un cliente finale strutturato (catena retail, gruppi hospitality, aziende multi sede) l’ampiezza della gamma è un fattore chiave perchè consente di adottare un’unica logica di gestione e di raggiungere una coerenza di resa e comportamento su un’ampia gamma di formati e famiglie.

 

Esemplifichiamo due ambiti di utilizzo fra i tanti.
Dobbiamo allestire una Meeting Room? La scelta frequentemente cade sui monitor all-in-one mid-range (su base e con SoC Android) della Serie ME - da 32 a 82 pollici.
Applicazione più demanding? Esigenze di calibrazione cromatiche professionali?
La Serie P entra nel terreno dei monitor "professional signage” sempre con dimensioni da 43" a 75”: è la linea ideale quando lo schermo deve reggere condizioni di utilizzo più severe o quando si vuole aumentare la leggibilità in ambienti complessi.
Il criterio di scelta, con qualche necessaria semplificazione, è riconducibile al seguente concetto. Se la priorità è "spendere meno subito", una TV consumer o un monitor pro-sumer vincono sempre sul breve. Ma nel mondo reale, il costo vero arriva dopo: interventi, sostituzioni premature, difficile gestione su reti multi sede, incoerenza tra modelli e resa.
La scelta di un marchio come Sharp per monitor di grande formato è una scelta di controllo: meno variabili, più governabilità a lungo termine, meno spesa. L’adozione di prodotti e soluzioni Sharp ha massimo senso all’interno di un contesto consapevole e di lungo termine, ed è tipica di progetti orientati alla soluzione totale ed all’efficienza.

 

Digital Signage: one SW to rule them all. O come passare dal mettere schermi al governare i contenuti.

 

La sottile arte del digital signage è spesso sottovalutata da chi compra e da chi installa. Il digital signage ha un potenziale enorme ma, dove non implementato con efficacia. Non parliamo qui di utilizzare uno schermo o un’altro, ma di un sistema per gestire contenuti, ruoli, programmazione e responsabilità. Ove l’utilizzatore abbia dei contenuti da veicolare un unico software che sovrintenda alla distribuzione dei media diventa imprescindibile e può significare successo o fallimento (per eccesso di passaggi o complicazioni) dell'intero progetto di comunicazione. Qui entra in gioco Shake DS: un sistema di gestione dei contenuti pensato per il digital signage "vero", quello che deve funzionare su più sedi e non solo su un singolo schermo in showroom. Questo software è, in estrema sintesi, la logica evoluta della classica, vecchia, playlist: si lavora per canali, così da separare i flussi (promozioni, comunicazioni istituzionali, contenuti locali, emergenze) e combinarli in modo ordinato sui diversi punti vendita o reparti. La piattaforma gestisce più utenti e ruoli, permettendo a marketing, agenzie e IT di collaborare senza caos, con regole chiare su chi può pubblicare cosa, dove e quando. Se poi il progetto include contenuti "dinamici" come social wall o feed esterni, esistono strumenti dedicati per integrarli o moderarli.
Una funzionalità decisiva di Shake DS è la capacità di lavorare su reti non uniformi. Nella realtà, soprattutto nelle catene e nei gruppi multi-sede, spesso convivono player e dispositivi diversi: il tool di digital signage di Sharp nasce per gestire anche queste situazioni, evitando di dover lavorare più volte i contenuti o di dover standardizzare l’hardware con costi anche elevati.
Sul fronte hardware, a far da contraltare a Shake DS, Sharp segue una filosofia "application oriented": dove serve semplicità e rapidità si raccomanda l’adozione di display con Android integrato che riducono componenti esterni e velocizzano la messa in servizio. Dove invece servono standard IT specifici o più potenza, esistono opzioni di computing modulare (formati come SDM/OPS o moduli basati su Raspberry Pi Compute) per scegliere la piattaforma più adatta al progetto.
È un dettaglio che pesa molto nei contesti enterprise: la scelta non è "quale schermo compro", ma "come lo gestisco per anni", come lo aggiorno, come lo metto in sicurezza e come garantisco continuità operativa senza moltiplicare interventi e costi nascosti.
I display digital signage

 

Vantaggi di un Software per Digital Signage .
Poter contare su uno strumento nato per governare la gestione dei flussi AudioVideo significa, per l'installatore, offrire una soluzione totale - e non solo dei display - quando si parla di clienti strutturati: retail chain, gruppi hospitality, corporate multi sede, spazi pubblici, education evoluta.
Per il cliente finale, per l’industria, significa poter immaginare scenari prima "troppo complessi": un LEDwall come elemento distintivo del brand, una rete di LFD affidabile e standardizzata, e un CMS - o Content Management System - che permette a marketing e IT di collaborare senza caos operativo.
Nei progetti di dimensioni contenute, l’attenzione del mercato Professional AV è spesso rivolta alla scelta del singolo componente hardware: un LEDwall, un LFD ad alte prestazioni, una tecnologia specifica per un determinato ambiente. Sharp risponde efficacemente a queste esigenze, mettendo a disposizione una gamma completa di soluzioni visual professionali.
Quando il progetto cresce in scala e complessità, diventa invece fondamentale adottare un approccio sistemico, che consideri non solo l’hardware, ma anche gestione dei contenuti, manutenzione, continuità operativa e governance. Ed è qui che Shake DS assume un ruolo centrale.

 

I referenti commerciali di Adeo Group sono a disposizione per esplorare l'ampia gamma di prodotti Sharp, richiedere una quotazione personalizzata o ottenere ulteriori dettagli tecnici.

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